------- La rinascita di una Alfa 75 2.0 carburatori -------

Vi sono auto la cui storia, al pari di quanto accade agli esseri umani, si differenzia da quella delle loro coetanee.

Solitamente qualsiasi tipo di autovettura, dopo aver svolto un lungo e onorato servizio, vuoi per il trascorrere degli anni,e per il conseguente e inevitabile presentarsi degli acciacchi dovuti all' avanzare dell' età, termina la sua "vita terrena" in modo "violento", spesso "uccisa" dall' impietosa opera di qualche "ragno", il mezzo che di solito le autodemolizioni adoperano per rimuovere e spostare le carcasse delle autovetture.

Fortunatamente però qualche esemplare, grazie all' opera di alcuni appassionati, si salva da questa triste sorte, e anzichè abbandonato presso qualche autodemolizione, finisce sotto le amorevoli cure di meccanici, tappezzieri, elettrauto e carrozzieri, i quali si adoperano per ricondurre l' oggetto delle loro attenzioni allo splendore di un tempo.

Rientra pienamente nel ristretto novero di queste fortunate vetture quella di cui si stà per narrare la storia, una bellissima nonché rara Alfa Romeo Alfa 75 2000 a carburatori, il cui proprietario, ci narra la storia della sua rinascita...

Questa lunga storia che vado a raccontare, inizia con una furiosa scampanellata citofonica domenicale legata ad un fatto di cronaca nera.

Tutto risale ad una fredda domenica di Febbraio del 1991 quando vengo “brutalmente” svegliato dal sonno dei giusti da una scampanellata piuttosto insistente di mio padre che voleva sapere dove cavolo avessi lasciato la sua macchina (per la cronaca, la sua adorata Lancia Prisma Turbodiesel).

“E ‘ndo sta? Dietro a mia” risposi con estrema gentilezza, contento della levata mattutina………” E me sa che non ce sta………..” fu la laconica risposta…….

All’epoca io possedevo una (poco) splendida ma (molto) affidabile Seat Malaga 1.2 GLX (lussuossissima versione con motore System Porsche), che per qualche mese, in attesa anche del completamento delle pratiche burocratiche dovute al prelievo non autorizzato della predetta Prisma, divenne la vettura di punta della famiglia.

Ma il genitore necessitava di una vettura “seria” per la sua attività lavorativa, e girando per alcuni venditori dell’usato a Rieti (si era in vacanza), mio padre e mio fratello adocchiarono una Alfa 90 2.0 6V CEM “naturalmente” grigio neutro, apparentemente in condizioni eccellenti, per cui dopo aver dato (mio malgrado, visto che in pratica restavo con la sola Fiesta di mio nonno, cioè a piedi) la mia disponibilità a permutare la Seat Malaga che avevo con questa, nei primi giorni di Settembre del 1991 la 90 divenne ufficialmente la prima Alfa Romeo di famiglia.

Rimasi comunque colpito da questa nuova vettura, così piena di accessori e soprattutto mi affascinava molto il suono del sei cilindri, inusuale per me che ero abituato ai quattro pistoni (e nemmeno tanto “svegli”)……….

Tutto bene allora? Naturalmente no, in quanto un paio di settimane dopo, in occasione del tagliando di rito che solitamente si dovrebbe fare alle vetture usate appena acquistate, purtroppo ci fu detto che quella 90 aveva seri problemi di motore e quindi mio padre, spaventato dalle possibili spese, decise di restituirla al commerciante che ci propose in cambio una macchina che teneva in vetrina, tra le vetture considerate di un certo pregio.

Si trattava di una Alfa 75 2.0 del 1986, una prima serie il cui contachilometri segnava 60.000 km, di un bel colore azzurro metallizzato, che divenne l’Alfa ufficiale di famiglia numero due.

La macchina era molto bella ed apparentemente originale, era solo stata aggiornata nel muso con i pezzi della serie più recente, probabilmente per un leggero tamponamento che comunque non aveva toccato la strutura interna.

Si dice che il buongiorno si vede dal mattino, per noi fu subito cielo tempestato di nubi temporalesche, visto che, dopo pochi mesi dall’acquisto, con me al volante durante una gita coi miei amici (ora che ci penso ho un poco invidiabile record di “appiedamenti”) uno dei pistoni ebbe la malsana idea di smettere di fare il suo dovere ed entrare in sciopero, lasciandomi sulla corsia di emergenza del Grande Raccordo Anulare di Roma, alla mercè dei miei sfortunati compagni di viaggio, che senza troppi complimenti mi coprirono di improperi e di poco edificanti apprezzamenti verso il veicolo.

Comunque sarà stata l’intraprendenza giovanile, ma non ebbi il sentore che forse un più comodo carro attrezzi avrebbe fatto alla bisogna nella situazione in cui mi trovavo, invece riavviai i tre pistoni rimasti e, consumando 8 litri di olio per fare 6 (dico sei) Km, pur a20 km/hriuscii a tornare a casa in quella che avrei voluto fosse una nuvola di gloria derivante dal pronto ed eroico salvataggio della vettura, ma che invece era un ben più miserando sfumacchio di olio bruciato…………………….

Tant’è che invece di essere accolto come il prode eroe che torna, fui invece accolto dal genitore “proprietario non intestatario” a suon di “lodi celesti” (colonna sonora degli anni a venire), che forse intuiva la spirale perversa in cui ci eravamo ficcati, e poiché la macchina era nostra da pochi mesi e visto il prezzo di acquisto, darla via era impensabile quindi bei litri di olio motore, bella cortina fumogena degna dell’Aston Martin di James Bond e via all’Alfa Romeo per il rifacimento del bialbero……………

Siore e siori lo spettacolo comincia………..

Ritirata la vettura con il bialbero rimesso a nuovo in oggi dettaglio (il genitore era stato perentorio: SI METTA TUTTO NUOVO!) poiché la percorrenza stimata era tra i 40 ed i 50.000 km all’anno, il “proprietario non intestatario” decise che la vettura doveva divenire più confortevole e, poiché la Prisma rubata era un “full optional” ed invece la 75 come accessori aveva il volante, i sedili ecc, la prima cosa che fece fu montare l’aria condizionata originale della casa, i vetri elettrici posteriori, i fendinebbia……… che meraviglia i tempi in cui andavi alla concessionaria e riuscivi persino ad ordinare ricambi originali ed accessori per la 75……… e arrivavano pure!

Purtroppo, proprio per le percorrenze sopra menzionate, fu naturale installare anche un impianto a GPL.

Da subito mi resi conto che violenza era stata fatta: il motore ora emetteva soltanto una voce strozzata, afona: un purosangue cui avevano tirato troppo le briglie e non era più libero di galoppare, ma solo di andare al trotto……..

All’epoca avevo 22 anni e l’animo un tantino tamarro, per cui “necessariamente” dovevo dare il mio tocco di classe alla macchina. Come detto davanti era stata aggiornata come la “nuova” versione, e per dare un tocco di modernità in più montai lo spoiler posteriore tipo Twin Spark, quattro bei cerchi in lega nuovi della Indy e la classica scritta “Alfa Romeo” sul baule. Volante e pomello in legno completavano un allestimento davvero di classe…….

Ed all’epoca quanto ero fiero di questi tocchi d’artista………..

Uno dei primi ricordi belli che mi legano alla macchina è una vacanza con gli amici in Austria, sia per l’emozione che dà il primo vero viaggio con la macchina nuova e sia per il fatto che per 15 giorni l’ho avuta a mia totale disposizione.

Naturalmente anche in quella occasione ha dovuto dire la sua, dato che una mattina si è rifiutata di partire, a causa della batteria che improvvisamente è venuta a mancare all’affetto dei miei denari……….. Onestamente non ricordo se la batteria fosse marchiata Bulgari o Tiffany, so solo che grazie forse al mio spiccato accento “nordico” dovetti fare un mutuo per acquistarla…….naturalmente………

Comunque a quel punto era ormai iniziato un lungo periodo di utilizzo, che talvolta faceva sembrare innocue e noiose gite domenicali le prove di durata di Quattroruote. Percorrenze di 40/50.000 km annuali, spesso concentrati in brevi periodi dell’anno, erano all’ordine del giorno. D’altronde mio padre non era certo maniaco della manutenzione (soprattutto della prevenzione), io facevo quello che potevo, ma questo continuo utilizzo ai limiti del gravoso, specie nel traffico cittadino, cominciava a provocare continui guasti ed inefficienze.

E’ anche vero che ci mettevo del mio, all’inizio ho tritato più giunti di trasmissione io che carne macinata il macellaio, confidando sempre nell’omertà del meccanico Alfa cui ci rivolgevamo all’epoca, che alle continue lamentele di mio padre sulla scarsa durata di questi pezzi, mi guardava come mi avrebbe guardato mio padre volendomi dare del cazzone, dicendo che probabilmente era difettoso l’albero di trasmissione ma lo avrebbe accomodato……….

O come quella volta che, parcheggiando sotto casa all’alba prima di andare a lavorare in ufficio, entrando nello spazio tra due auto sbagliai mira (o ebbi una mira infallibile forse) centrando con lo spigolo anteriore sinistro (dolore….) la vettura parcheggiata accanto…………..che altro non era che la nostra Fiesta……… Dell’episodio ricordo benissimo la mia prudenziale fuga in ufficio con i mezzi pubblici e soprattutto l’ora ininterrotta di insulti che mio padre mi ha vomitato addosso quando si è accorto dei danni da me vigliaccamente taciuti……………..

Per par condicio mio fratello, all’epoca neopatentato ed esaltatissimo come tutti i neopatentati specie se alfisti, pensava bene di demolire anche il parafango destro mirando con l’infallibilità di un cecchino un povero cristo su di una 126 Personal, al quale fece fare quattro o cinque giri centrifugandolo come lenzuola messe in lavatrice………….

E poiché chi rompe paga, ci fu intimato di provvedere con “mezzi propri” alla riparazione della macchina. E poiché necessità fa virtù……..

Ma siccome potrebbe sembrare che fosse solo nostra la colpa di tutto debbo dire che, ad onor del vero, Lei non è che si impegnasse particolarmente per farsi voler bene, anzi devo dire che a mio padre la 75 stava (e sta ancora oggi che vi scrivo) particolarmente sui genitali………..

Piccole ma fastidiosissime cose come il motore che perdeva olio solo perchè DOVEVA perdere olio, guasti elettrici di sconosciuta origine che come per magia si riparavano poi da soli, viaggi che in molti casi prevedevano svariate tratte percorse a bordo di carri attrezzi (praticamente davo del tu a quasi tutti gli operatori dell’ACI della penisola), erano ormai la consuetudine della 75.

Eravamo arrivati al punto di gioire non per il fatto che in un mese la macchina non si fosse guastata, ma che si fosse guastata per una cifra irrisoria……….

Comunque tra (pochi) alti e (molti) bassi la macchina con quel motore percorse circa 200.000 Km, che assommati ai 100.000 iniziali, portarono ad un totale di tutto rispetto di 300.000 km (più o meno), prima che le bronzine decidessero di porre fine alle loro sofferenze……….. con mio padre estremamente contrariato della loro scarsa durata, senza però aver considerato che forse l’utilizzo dell’olio da supermercato non era propriamente indicato……………..

A quel punto la situazione della macchina era abbastanza drammatica: il motore era “partito”, la meccanica, con il cambio in primis, era ormai provata da anni di abuso e quindi piuttosto stanca.

Se poi si considera che nella sua vita non ha mai visto il garage, anche l’aspetto “estetico” non lasciava molto spazio all’entusiasmo: vernice opacizzata e screpolata, segni di sportellate sulle fiancate, paraurti tenuti su con le classiche viti Parker, pigne cadute sul tetto che avevano lasciato il loro inconfondibile marchio…………

Una persona di sano intelletto avrebbe provveduto a disfarsene, magari approfittando di qualche “incentivo”.

Ma non era giunta la sua ora…………….non ancora………

Anche perché ormai erano anni che questo “cacatore” (termine tecnico per indicare una vettura mal tenuta) faceva parte della nostra famiglia. E sebbene mio padre volesse disfarsene, fu indetta una riunione di famiglia per maggioranza. E considerando che a mia madre della macchina non è mai fregato nulla, io non ci pensavo proprio a buttarla e mio fratello era un voto a favore, non è che ci sia mai stato rischio di ballottaggio.

E la fortuna che solitamente aiuta gli audaci (perché tale era da considerare colui che voleva ripristinare quella 75) mi venne in aiuto sotto forma di una Alfa 90 donatrice di meccanica seminuova, che non so dove il meccanico, che non era più quello dell’Alfa Romeo che nel frattempo aveva chiuso, aveva trovato. Quindi con meno del costo che ci sarebbe voluto per un buon usato, la 75 tornò nel “quasi” pieno del suo fulgore……..

La questione della meccanica pareva apparentemente risolta, ma non la carrozzeria, dato che al babbo non fregava gran che dell’aspetto fisico, visto che gli sembrava inutile spendere dei soldi per far riverniciare una macchina comunque destinata a rimanere in strada giorno e notte. Per lui era importante che funzionasse a dovere, o almeno era quello che sperava………….

Speranza durata circa 50.000 Km (e siamo a quota 350.000), cioè poco più di un anno in quanto, accortomi di un consumo d’olio abnorme anche per gli standard alfistici, facemmo controllare la macchina nuovamente questa volta da un meccanico Alfa Romeo, il quale scoprì che i pistoni erano stati montati in senso contrario a quanto stabilito dal famoso riferimento/freccia stampato sul cielo del pistone (almeno questo mi disse e lascio agli esperti capire se la cosa potesse essere vera o meno) per cui avevano tritato pure i santi del calendario……………….

Gli stessi santi ai quali mio padre elevò salmi e lodi di ringraziamento per aver gettato il loro occhio benevolo sulla macchina e sulle sue finanze ancora una volta. Ma neanche questa volta gli riuscì l’agognata manovra di liberarsi di questa che era ormai la sua nemesi, anzi si vide costretto a far nuovamente rifare il motore, sempre per degli astrusi calcoli “illogici”, (da me subdolamente pilotati) per cui sarebbe valsa la pena sistemare il motore piuttosto che comprare una macchina usata “che poi non sai come è stata trattata, ormai i soldi li abbiamo spesi e bla, bla, bla”…. ….in pratica tutta una serie di stronzate da me raccontate col solo scopo di non rottamare questo cesso di 75, alla quale ormai volevo bene come si vuole bene ad un cucciolo più sfortunato…..

Per cui nuovo motore fatto a mestiere stavolta, carrozzeria sempre abbastanza al limite dell’indecenza (in realtà faceva davvero schifo) ma tanti tanti altri km da fare………………

Poi, un giorno, una telefonata del babbo, di quelle che mai nessuno vorrebbe ricevere: “sto fermo in superstrada verso Orte, uno m’ha centrato paro paro dedietro…….……..il danno non pare granché, poi te dico dopo”……..e dopo due minuti “non avevo visto l’altro lato………….”

Purtroppo stavolta il danno era abbastanza serio, il lato destro era tutto storto e rientrato, tanto che la porta posteriore non si apriva nemmeno. Ormai la macchina era davvero in uno stato pietoso e poche erano le chiacchiere da fare: km ormai avevano raggiunto cifre abbastanza consistenti (più di 400.000 al tempo), la macchina dietro tutta storta, carrozzeria che già faceva schifo di suo, valore assicurativo zero, la conclusione era inevitabile e forse la più saggia…………..Forse ormai era giunto il momento di finirla con questo “accanimento terapeutico” e darle l’onorevole sepoltura degna di un guerriero reduce da mille battaglie (e ne aveva fatte di battaglie, uh se ne aveva fatte……….).

C’era però un maledettissimo piccolo dettaglio, un granello di sabbia che è riuscito ad inceppare il fluido movimento di un meccanismo perfettamente oliato che era il logico ragionamento fatto: come accade con tutte le cose che fanno parte della quotidianità della nostra vita da molti anni, ormai la 75 era “di famiglia”: metà della mia vita l’ho passata in sua compagnia, alla 75 associo ancora oggi i più bei ricordi della mia vita e anche quelli meno belli,  per cui l’idea di separarmi da questa macchina, per di più scaricandola in un campo di demolizione, con il pensiero che qualcuno con le mani piene de dita la smanacciasse portando via la mia roba, i miei pezzi, mi faceva venire la pelle d’oca.

Chiamatela suggestione, pensate pure che io sia un esaltato, un pazzo o uno fuori di testa (quale Alfista non lo è?) ma ancora oggi che sono passati tanti anni ho ancora la netta sensazione che la macchina “sentisse” questo affetto, che avesse capito quale sforzo era la continua lotta con il babbo demolitore, tanto che, dopo l’incidente, ripristinata al meglio con un certosino e molto preciso lavoro di nastro adesivo, per un lungo periodo si mise a funzionare a dovere quasi sentisse un debito di riconoscenza. Non un guasto, non una chiamata all’ACI (ogni tanto infatti si facevano sentire loro, temendo fosse successo l’irreparabile ed avessero perso un ottimo cliente), niente di niente. Giravi la chiave ed inspiegabilmente andava…….tutto qui.

E che facciamo? Un simile orologio lo buttiamo via? Non sia mai…………….

Avendo ben presente che stavo per imbattermi nella titanica lotta tra il bene (io, eroico salvatore della martoriata 75) ed il male (il genitore rottamatore), sapendo che comunque non sarebbe stata impresa economicamente conveniente, perché l’assicurazione mai ci avrebbe rimborsato i soldi di una riparazione di così vasta portata, avendo anche gli astri contro, presi una decisione, che non ho mai rimpianto in nessun momento degli anni a venire: la macchina doveva tornare a nuova vita, ma non semplicemente riparandola, ma doveva tornare, per quanto possibile, alle stesse condizioni di quando era uscita, il 28 Maggio del 1986, dalla concessionaria.

E l’occasione era ghiotta anche per eliminare tutti quegli aggiornamenti a cui la macchina era stata sottoposta negli anni.

Il compito si presentò piuttosto arduo in quanto ai tempi le 75 con cofano “piatto” erano scomparse anche dai campi di demolizione: si era è vero in periodo di incentivi, ma le 75 che si riuscivano a trovare erano per lo più modelli successivi alla mia.

Ma chi mi conosce sa benissimo che è in questi frangenti che divento più tenace di un bracco da caccia, e trovato quello che mi serviva ho provveduto personalmente allo smontaggio della macchina perché non volevo che per la fretta il carrozziere si limitasse a “nastrare” le parti.

Ho cominciato a setacciare due o tre posti “segreti” e come per incanto, quasi a segno di buon augurio per la riuscita della titanica impresa, saltarono fuori i due parafanghi posteriori ed il fascione portafari ad un prezzo ridicolmente basso, tutti i gruppi ottici posteriori, tutto originale Alfa Romeo, oltre a varie guarnizioni, minuterie plastiche ecc e soprattutto un bellissimo cofano piatto di uno sgargiante rosso………….. credetemi, non mi sono mai sentito tanto elettrizzato come in quel periodo, chi si è cimentato in una impresa come questa può capirmi. Il gusto della caccia, la ricerca ossessiva, quasi maniacale, del dettaglio mancante, il suo ritrovamento danno sensazioni molto particolari…….

Comunque trovato tutto finalmente la macchina è entrata in carrozzeria, ed ero al settimo cielo, ogni minuto libero che riuscivo a ricavarmi durante la giornata lo passavo dal carrozziere per seguire il tutto.

A quel punto, la macchina è stata prima “tirata” per farle riprendere le dimensioni originali, dopodiché la parte posteriore della macchina è stata tagliata e con l’occasione sono state sanate le lamiere interne che erano state intaccate dalla corrosione (non dimentichiamo che la macchina aveva molti anni e passati in strada), il pianale posteriore è stato perfettamente raddrizzato le lamiere nuove saldate al loro posto. Già a vederla tutta saldata e coperta del fondo protettivo, a me pareva splendida……….. ed eccola finalmente scintillante nell’originale azzurro metallizzato AR371.

La macchina era bella come l’avevo solo potuta immaginare, con tutti i suoi particolari conformi. Spariti alettoni, cerchi strani, scritte non a norma……..solo il primo proprietario aveva avuto la fortuna di vederla così bella ed originale……

Aveva solo la piccola pecca dell’impianto a gas ma era un prezzo veramente esiguo da pagare se mi permetteva di fare in modo che il genitore la tenesse senza buttarla. Si, perché pur se intestata a me, la macchina era comunque sua e ci doveva lavorare, quindi era libero (più o meno) di farne ciò che voleva……………..

Comunque era lì, lucida sotto il sole ed era una goduria estrema andarci a spasso, anche perché cominciò a verificarsi un fatto per me inusuale, al quale non ero di certo abituato: la gente non mi guardava più come un “poraccio” ma anzi spesso si avvicinava per farle i complimenti perché non era più un vecchio rottame, ma una vera Alfa “di quelle di una volta”……………….

Certo, tante cose ancora necessitavano di essere migliorate, e la strada per la perfezione che mi ero imposto era ancora lunga ma considerando che doveva essere demolita………

E la perfezione, si sa, richiede molto sacrificio e molto impegno, ma ero pronto alla sfida…………..

A questo punto la macchina era davvero bella, mancavano ancora alcuni dettagli, ma sostanzialmente potevo ritenermi moderatamente soddisfatto.

Certo, l’utilizzo era ancora abbastanza gravoso, i 40.000 km all’anno circa erano ancora la regola, ma una manutenzione più accurata faceva in modo che i guasti divenissero sempre più sporadici.

Io intanto avevo cominciato a migliorare qualche dettaglio, come ad esempio l’adozione dei cerchi in lega originali.

Nel frattempo avevamo trovato un comodo posto auto con tettoia vicino casa, non era un box ma era comunque un deciso passo in avanti rispetto alla permanenza in strada dei precedenti 15 anni. Quanto meno, nelle pause in cui poteva riposare, non sarebbe stata alla mercé di sportellatori e rincoglioniti di varia natura, anzi si prospettava sicuramente una vita più tranquilla. Almeno così credevo……..

Perché una cupa sera di pioggia,erano le vacanze di natale del 2005, una nuova telefonata preannunciante calamità e sventure, un nuovo cataclisma in arrivo…………….

Stavolta, causa il meteo avverso, mio padre aveva centrato in pieno una Fiat Punto.

Ricordo di essere montato sulla Fiesta ed aver corso come un forsennato fino al luogo dell’ecatombe e ricordo con orrore la scena che mi si parò davanti: una strada oscura il cui asfalto era lucido per la pioggia battente, i fari delle macchine che illuminavano i vetri rimasti in terra e su un lato, quasi come nei vecchi film dell’orrore dove gli oggetti sono appena visibili nella nebbia, c’era lei, circondata dal vapore che usciva dal radiatore disintegrato. Avrei voluto urlare di rabbia, vedere tutto il lavoro ed i sacrifici fatti svaniti in un nanosecondo, non potevo dare nemmeno la colpa a qualcuno perché con quel meteo sarebbe potuto accadere anche a me…………….. ma vedere la macchina a quel modo mi faceva male………….e non potevo neanche sfogarmi con delle sane lodi all’Onnipotente in quanto mia madre era nei paraggi e mi avrebbe scomunicato………

A quel punto era d’obbligo la solita chiamata al carro attrezzi. Caricata la 75 sul pianale, l’operatore se ne uscì con una domanda per la quale non seppe mai quanto fosse andato vicino a provare del sano dolore fisico (ed io, conseguentemente, ad un soggiorno tutto pagato presso le patrie galere…….).

L’inquietante interrogativo era se la volevo portare al loro deposito dicendoci che avrebbero eventualmente provveduto alla riconsegna delle targhe e trasferimento presso il demolitore. Non emisi una sola sillaba, ma il mio sguardo valse più di tanti discorsi e celatosi dietro un prudenziale silenzio si diresse verso casa, convinto di avere a che fare con una persona istabile o mentalmente disturbata.

Già il giorno dopo, era la vigilia di natale, concedendomi non più di cinque minuti di colorite e quanto mai giustificate imprecazioni approfittando del fatto di trovarmi solo davanti alla povera derelitta, ero di nuovo all’opera, (se ripenso alla mia vita con questa 75, il termine che meglio rende il mio rapporto con questa infida è “all’opera”), quindi rapido e scientifico esame dei danni, elenco di quel che serviva e immediati contatti col carrozziere.

E Buon Natale a tutti (specie alla tredicesima)……..

E nuovamente taglia, salda, vernicia e, nel frattempo il colpo di genio: “casualmente” mio fratello viene a conoscenza che il padre di un suo amico vende una bella e comoda Alfa 164 ed altrettanto “casualmente” mio padre lo viene a sapere: perfezionato l’acquisto finalmente la 75 diviene tutta mia, ecco il meritato riposo da anni di angherie automobilistiche, ora si che avrei potuto tenerla come sempre avevo sognato, come meritava dopo tutto quello che aveva passato…………

Prima mossa una volta uscita dalla carrozzeria è stata l’eliminazione di quell’impianto a gas che l’aveva mortificata per anni, pur salvandola, e l’emozione di sentire nuovamente quella voce piena, possente, autoritaria e solida, a dire “finora abbiamo scherzato, ora si fa sul serio”, riavere finalmente quelle prestazioni e quelle sensazioni su strada che nemmeno utilizzando il vocabolario più ricco si possono descrivere e che solo chi ha guidato una vera Alfa Romeo riesce a capire……..

Di pari passo cominciavo a setacciare letteralmente “il mondo” alla ricerca di tutti quei dettagli che ancora non erano perfetti come volevo io: ecco saltare fuori un volante nuovo a Malta, una tappezzeria perfetta a Bari, altri pezzi in giro per il globo terracqueo…………….financo nella Terra dei Canguri e dei Koala la mia lunga mano rapace è arrivata………..

Soprattutto ecco di nuovo il l’inebriante gusto della caccia…………

Ora si che la macchina era davvero perfetta, appariva come uscita dalla concessionaria…………ma c’era ancora un’ultima cosa che mi stava sullo stomaco, ma era l’ostacolo più difficile da superare………chissà se avrei mai potuto porvi rimedio.

Al tempo, ormai era verso la fine del 2008, la macchina era usata pochissimo, ma comunque i suo 600.000 chilometri da quel dì che li aveva superati, però il motore andava ancora benissimo. Allora perché una persona sana di mente, se una cosa funziona e funziona bene, dovrebbe andare a rompergli le scatole? Perché infatti non lo farebbe mai………….a meno che tanto sana non lo sia.

Infatti, il dettaglio che ancora mancava era che, nelle varie revisioni, il blocco motore originale era andato perduto perché inutilizzabile.

Infatti la 75 2.0 nasce col 06212, ma adesso montava un inesatto 01655. Che poi sempre di 2.0 si tratta ed all’occhio la differenza non c’é. Ma per i miei standard non avere più il numero motore conforme era INTOLLERABILE! Un’onta cui porre assolutamente rimedio.

Cerca e cerca e che vuoi cercà? Questo blocco motore non saltava fuori, sembrava non ne avessero mai prodotti, ero ormai rassegnato poi un giorno un caro amico compie una magia: novello Silvan, dal cappello a cilindro a forma di magazzino dei ricambi mi tira fuori il carnalmente desiderato 06212…………….. Per un attimo credevo di non reggere all’emozione……….

Recuperato il preziosissimo motore, veniva ricoverato assieme alla macchina presso l’officina di altri due cari amici, che mi hanno sopportato giornate intere mentre ne seguivo la rinascita: vedere ricostruire con certosina cura dei dettagli e con estrema perizia il proprio motore, sentirne il primo vagito, è una emozione che ogni appassionato dovrebbe provare almeno una volta…………

Ora finalmente il cerchio si è chiuso, la promessa che mi ero fatto davanti ad un radiatore fumante è stata mantenuta e tutto è al suo posto, la macchina è bella come mai avrei sognato e soprattutto è finita…………..o forse no?